Intervista
Marco Gramaglia
Vivaio Fratelli Gramaglia
Conservatori di Erbe
Nell’intervista, un vivaista con una lunga esperienza condivide riflessioni sulla continuità del vivaismo in Italia e sulla necessità di trasmettere la conoscenza alle nuove generazioni. Non avendo eredi diretti, il vivaista si è impegnato a collaborare con l’Università di Torino e altri giovani per trasmettere la propria esperienza. Pur riconoscendo le difficoltà nel mantenere vive le piccole realtà artigianali in un mercato sempre più industrializzato, crede che queste siano fondamentali per preservare la qualità e la diversità del paesaggio italiano. Sottolinea l’importanza della collaborazione tra professionisti del settore – progettisti, vivaisti e giardinieri – per creare giardini sostenibili e non standardizzati. Il vivaista lamenta l’uso eccessivo di giardini “fotocopia”, creati senza considerare l’unicità dei luoghi e delle persone, e propone di investire nella formazione e nella valorizzazione delle piccole realtà per costruire il futuro del settore.
Nell’intervista a Marco Gramaglia, emerge chiaramente la sua preoccupazione per la continuità del vivaismo artigianale e per la trasmissione della cultura immateriale associata a questa attività. Gramaglia, vivaista di quarta generazione, si definisce “un vecchio vivaista” e sottolinea come la sua età e l’assenza di figli rappresentino un problema per il futuro del vivaio. Tuttavia, nonostante la mancanza di un successore diretto, Gramaglia è fortemente impegnato a lasciare una traccia: “Mi sono posto questo problema: chi lasciare una traccia, una strada e vedere un certo tipo di esperienza?”.
Un punto centrale dell’intervista riguarda la trasmissione del patrimonio immateriale. Gramaglia parla della sua collaborazione con l’Università di Torino, dove giovani studenti vengono a visitare la sua azienda per apprendere le tecniche e la filosofia dietro il suo lavoro. Non si tratta solo di un passaggio di conoscenze tecniche, ma di una vera e propria eredità culturale che va oltre la produzione industriale. Gramaglia sostiene che sia cruciale “lanciare un seme e vedere se germina”, metafora che esprime il desiderio di perpetuare una tradizione che rischia di essere dimenticata.
Un altro aspetto chiave toccato da Gramaglia è il concetto di vivaismo artigianale. In un settore sempre più dominato dalla produzione industriale, Gramaglia evidenzia l’importanza delle piccole realtà come la sua, che definisce “gli artigiani del vivaismo”. Questi artigiani, pur operando su scala ridotta, apportano un valore inestimabile perché coltivano non solo piante, ma anche conoscenze tramandate da generazioni. “Noi siamo gli artigiani del vivaismo piccolini dal punto di vista numerico, dei pezzi, però, indubbiamente con un grande valore,” afferma, sottolineando che queste piccole realtà sono fondamentali per preservare il patrimonio culturale immateriale.
Gramaglia parla anche della necessità di creare squadre composte da diverse figure professionali, come progettisti e manutentori, per assicurare che i giardini e gli spazi verdi durino nel tempo. “Un bel giardino nasce da diverse figure professionali”, dichiara, mettendo in evidenza come il vivaismo, il design del paesaggio e la manutenzione debbano lavorare insieme per preservare il valore culturale e ambientale dei giardini.
Critica aspramente l’omologazione dei giardini moderni, che definisce “giardini fotocopia”. Secondo Gramaglia, questa standardizzazione riflette una perdita della cultura e della sensibilità estetica che un tempo caratterizzavano il settore. “Non è possibile continuare a vedere giardini tutti uguali,” afferma, sottolineando l’importanza di progettare giardini che riflettano l’anima del proprietario e del luogo, e non semplici cataloghi standardizzati.
Infine, Gramaglia esprime la sua preoccupazione per il futuro del settore, affermando che “se non troviamo le soluzioni, ahimè, siamo in una situazione molto critica”. La sua intervista si chiude con un appello a investire nella formazione dei giovani e nella creazione di una nuova generazione di vivaisti e giardinieri che possano portare avanti questo patrimonio culturale immateriale.
In sintesi, l’intervista di Marco Gramaglia offre una riflessione profonda sul rapporto tra tradizione, cultura immateriale e futuro del vivaismo italiano. Le sue parole evidenziano l’importanza di preservare non solo le tecniche e le conoscenze, ma anche l’anima artigianale che rende unico il paesaggio culturale italiano.
Intervista realizzate da:
Chiara Renzi, Primigenia
Coordinatrice della sezione Paesaggio Culturale
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Riprese:
Luca Incorvaia
Prodotto da:
Dromosphera Film Production per culturaimmateriale.com
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